Con il patrocinio del Comitato Regionale Veneto per le Celebrazioni del Centenario della Grande Guerra

 

 

L’iniziativa rientra nel programma ufficiale delle Commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Struttura di Missione per gli anniversari di Interesse Nazionale.

 

 

Mario Antognazza

pilota dell’Aeronautica Militare Italiana

 

 

Considerando che mi è stato chiesto come fosse andata quel giorno .........., - 

LA MIA SECONDA PIANTATA MOTORE.  

 Le missioni di addestramento al tiro aria/suolo e aria/aria per un pilota da caccia sono quelle più complete, impegnative ed esaltanti in quanto mettono alla prova il grado di simbiosi raggiunto tra uomo e macchina nelle quali le capacità di ciascuno sono spinte ai massimi livelli: la padronanza nel controllo di assetti critici, precisione e pulizia nella condotta per il raggiungimento dei parametri, determinazione per l’ottenimento dei risultati senza mai eccedere i limiti consentiti dalla sicurezza sono il pane quotidiano per queste missioni che vengono svolte in appositi poligoni militari. Quello ,a Decimomannu, era uno degli ultimi voli programmati per il conseguimento dell’attestato di Istruttore di Tiro e Tattiche su G91T.In quel periodo ,ad Amendola, avevo raggiunto una buona esperienza da Istruttore e professionalmente mi sentivo molto soddisfatto e ringalluzzito: a dicembre avevo ricevuto una nota di encomio quale miglio Istruttore dell’anno, poco prima avevo superato con successo gli esami da Esaminatore ora potevo fregiare la mia tuta da volo con lo stemmetto grigio di I.T.T. Affrontai quel volo di agosto come leader di una formazione di quattro T, con la giovane spavalderia che derivava dalla sicurezza nelle mie possibilità e dai risultati lusinghieri raggiunti in quegli anni dove tutto era filato più o meno liscio. Solito briefing, controlli esterni, messa in moto e rullaggio dando la precedenza a 4 Phantom tedeschi e due F14 americani. Allineamento in pista disponendo i velivoli per l’armamento dei razzi e prova motori per tutti. Un rapido check radio mi conferma che tutto è a posto e siamo pronti. Inoltro alla torre la richiesta di decollo per la mia formazione, naturalmente in inglese e naturalmente con un po’ di slang texano che non guasta mai, con il motore al massimo dei giri. Mollo i freni, il musetto scatta in alto e cominciamo a divorare la pista. Il mio amico è già sazio di asfalto e center line: non vuole più stare per terra e così lo assecondo. La pista scompare sotto, carrello dentro ma resto basso basso per non mettere in difficoltà il mio 2 con la mia scia. Accelero riducendo manetta e iniziando la virata a destra agevolando il ricongiungimento degli altri. Sempre in virata a destra raggiungo 3000 ft e stabilizzo il motore per 300KTS tenendo sempre d’occhio i miei 3 falchetti che agili e veloci vogliono ricongiungere su di me. Eravamo tutti e quattro soli a bordo e ci stavamo godendo il volo. Le meteo, come al solito, in Sardegna sono ottime ma c’è un vento sostenuto che rompe!! A Capo Frasca ci sono parecchi nodi di traverso da destra devo stare attento alle correzioni del pipper perché voglio portare a casa uno score da bocca aperta: d’altro canto è in condizioni difficili che si vede il manico !!!! Osservo la manovra di avvicinamento dei gregari: sono davvero bravi!! sembrano far parte del mantice di una fisarmonica che si sta rapidamente e ordinatamente chiudendo con sapienti movimenti d’ala sicuri di scivolarmi vicino per poi magicamente fermarsi nella posizione stabilita con i parametri concordati. Con compagni di volo come questi si può affrontare qualsiasi sfida!! Improvvisamente mi sento lanciare il casco sul cruscotto ed il torace premuto sulle cinghie del seggiolino. Il meticoloso ordine di avvicinamento dei miei tre gregari viene istantaneamente scompigliato e me li vedo sfrecciare accanto come proiettili superandomi abbondantemente. Nello sbigottimento surreale mi rendo conto che sono in Flame Out. L’adrenalina fa il suo corso a fiotti ed il tempo assume un’altra dimensione: sembra di essere al rallentatore. Leggo gli strumenti: la velocità è precipitata quasi istantaneamente dai 300 KTS circa 200 e la lancetta scende ancora, giri motore attorno al 30%, la temperatura è meglio non guardarla. Sotto di me quella bocca avida di aria ben dimensionata per sfamare la vorace turbina ora è solo un elemento frenante. Se non abbasso il muso finisce anche che stallo!!!! Dichiaro emergenza e in un’istante le stanche chiamate di routine diventano puntuali e incisive facendo intuire il sobbalzo dalla poltrona degli operatori che attivano le procedure previste in questi casi. Contemporaneamente applico la riaccensione calda: manetta indietro, premo IGNIT, ma sia i giri che la temperatura non danno segni di ripresa. Sono basso, tanto basso!!. Inclino un poco a sinistra perché davanti ho qualche casa e non è proprio il caso di finirci dentro: loro non c’entrano nulla. Per mantenere la velocità prevista dalla procedura devo mantenere un assetto paurosamente picchiato, che col motore spento e la terra vicina, non è il massimo della vita. Non c’è tempo per una riaccensione fredda. Comunico alla torre che riprovo una seconda volta la riaccensione calda e in caso negativo mi sarei lanciato. In un lampo mi ricordo dell’altra piantata, quella con l’MB326, ma questo è un guaio moooolto più serio!! E’ giunto il momento di parlare con il mio amico: guarda che non voglio abbandonarti per la tua strada-gli dico- ma è necessario ritornare a casa io e te assieme, come siamo partiti altrimenti rischiamo di farci male entrambi. Guardo la maniglia di eiezione in mezzo alle gambe: è lì subdola e invitante: forse fra pochissimo dovrei usarla. Di spazio fra noi ed il suolo ne è rimasto poco; un poco di trim a cabrare per prepararmi al lancio. Ad un tratto mi ricordo di avere ancora una cartuccia d’avviamento funzionante e la sparo. Lui sembra aver capito e mi dà una mano: i giri cominciano a risalire, la presa d’aria inizia nuovamente ad ingoiare aria da sola e con la mano leggera come una piuma ma tremante come una foglia livello: 350 ft !!! Comunico alla torre che sono di nuovo in moto e chiedo di atterrare immediatamente. E’ tutto libero per Voi- mi rispondono. Solo allora mi rendo conto che il tutto è durato una quarantina di secondi, quaranta interminabili secondi nei quali noi due abbiamo dovuto fare delle scelte importanti e senza possibilità di ritorno: i risultati ci hanno dato ragione!! Quella sera, dopo i festeggiamenti al Circolo Ufficiali, mi sono fatto accompagnare, dall’Ufficiale di Picchetto, nell’hangar dove era stato portato il mio aereo. Lo osservai nell’insolito silenzio di quell’ambiente di lavoro che fino a poco prima era pieno di operosità, illuminato solamente dalle luci di emergenza. Mi avvicinai piano quasi per non infastidirlo visto che si trovava in una situazione di disagio, quasi nudo con il troncone di coda rimosso ed il motore in vista, come un paziente in corsia di un ospedale in attesa di esami. Eravamo finalmente soli lui ed io: gli appoggiai una mano all’attaccatura del musetto e tacitamente ci siamo ringraziati a vicenda. Mi piace pensare che gli aerei, quando sono assieme, si parlano scambiandosi esperienze e considerazioni su chi li porta in volo. Quella sera ho pregato il mio amico di rassicurare gli altri perché avevo imparato l’umiltà.